Diottrie e decimi: facciamo chiarezza!

Diottrie-e-decimi

Qual è la differenza tra diottrie e decimi? Cosa vuol dire avere 10 decimi? Cosa misurano le diottrie?

Spesso , al termine di un controllo visivo, molti dei nostri clienti ci chiedono:

Cliente: “Mi scusi ma alla fine quanto mi manca?”
Oculista: “Due diottrie”.
Cliente: “Quindi vuol dire che senza occhiali ci vedo 8 decimi?”.

Sbagliato. In realtà diottrie e decimi sono totalmente differenti tra di loro, sia per quanto riguarda il sistema di misura, sia per quanto riguarda il difetto visivo. Sono sicuramente termini che, durante il controllo della vista, vengono spesso nominati, ma in molti casi non sappiamo cosa vogliano dire.

Andiamo con ordine e scopriamo come differenziarli.

Cosa sono i decimi?

I decimi rappresentano un’unità di misura che identifica l’acuità visiva, cioè la capacita di vedere oggetti sempre più piccoli, posti ad una distanza sempre maggiore. Con il termine dieci decimi intendiamo dire che il soggetto raggiunge (con o senza ausilio ottico) una capacità visiva molto accurata nella media della popolazione: in altre parole ci vede bene. In alcuni casi ci sono soggetti che hanno una capacità visiva superiore alla norma e quindi posso raggiungere anche i 12 o i 15 decimi, in questo caso possiamo tranquillamente affermare che il soggetto vede molto bene.

Il raggiungimento di un determinato valore di acuità visiva (dieci/decimi) può essere raggiunto in maniera naturale. In caso contrario, cioè nel momento in cui la visione naturale non riesca a raggiungere i dieci/decimi ma si fermi per esempio a cinque/decimi è necessario ricorrere all’utilizzo di specifici dispositivi ottici: occhiali o lenti a contatto. Qui entrano in gioco le diottrie.

Cosa sono le diottrie?

Nel momento in cui un paziente soffre di carenza visiva, l’oculista rilascia una prescrizione che certifica le caratteristiche delle lenti che andranno a risolvere i vizi di refrazione quali: miopia, astigmatismo e ipermetropia. Le lenti in questo caso andranno a compensare il difetto visivo con differenti poteri. Il potere delle lenti viene chiamato diottria.

La diottria è così la misurazione refrattiva della lente, la potenza e la convergenza delle lenti, valore che può essere positivo o negativo, a seconda della correzione da apportare.

Nei casi di miopia, sarà necessaria una lente divergente con potere diottrico negativo (concava), mentre per l’ipermetropia sarà utile una lente convergente con potere diottrico positivo (convessa), entrambe con forma semi-sferica.

Diottrie, decimi e gradi: definiamoli

Ci sono anche molti che, dopo che l’ottico o l’oculista hanno spiegato diottrie e decimi, introducono in breve anche la questione gradi, chiedendo: “Quanti gradi ho?”. In realtà questa imprecisione non riguarda miopia o ipermetropia, bensì riguarda l’astigmatismo.

I gradi in questione definisco l’inclinazione della lente da montare sugli occhiali per astigmatici. In ogni caso la gradazione non ha nulla a che fare con la capacità visiva o con le diottrie di correzione. Proprio per questo, quando si chiedono i gradi, si fa una domanda fondamentalmente sbagliata.

Conclusioni su diottrie e decimi

Ricapitolando:

  • I decimi definiscono la nostra capacità di leggere caratteri piccoli o medi ad una determinata distanza;
  • Le diottrie identificano i poteri delle lenti che correggono il nostro deficit visivo.

In effetti, sebbene sembri questione di addizioni, non c’è alcun rapporto matematico tra diottrie e decimi. Ad esempio: una persona può avere un visus di 7 decimi, con miopia di 0,5 diottrie.

Inoltre, questo non vuol dire che le le lenti correttive ci portino a vedere sempre i dieci decimi. Più specificatamente, le diottrie possono essere inefficaci nel momento in cui il problema visivo è da ricercare nella struttura del nostro occhio e nella capacità che ha l’occhio di interpretare in maniera corretta la luce.

Un occhio che ha gravi carenze visive, continuerà a vedere male anche con una lente molto potente. In conclusione, a prescindere dalla capacità visiva e dalla gradazione in uso, ogni casistica è soggettiva e va valutata con il professionista di riferimento.

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